Motivazione e apprendimento: la spinta ad andare oltre

La motivazione può essere presente in ogni azione della nostra vita quotidiana e professionale.

La motivazione va creata, alimentata e messa in pratica; solo così potremmo raggiungere i nostri obiettivi di vita.

Cos’è la motivazione?

Nel 1954, lo psicologo Abraham Maslow dà origine a quella che tutti noi oggi conosciamo come piramide dei bisogni.

Alla base di quest’ultima troviamo i bisogni fisiologici quali bere, mangiare, dormire. Man mano che saliamo ci accorgiamo di come i bisogni, da essere prettamente materiali, diventano immateriali.

Ci rendiamo quindi conto di come, individuo e società tendono ad incontrarsi, dando origine a quelli che definiamo bisogni sociali; tra questi troviamo i bisogni di sicurezza e appartenenza, sino ad arrivare a quelli di stima e autorealizzazione.

In particolar modo, tra quelli di stima ritroviamo: autostima, autocontrollo, realizzazione e rispetto reciproco.

Questi bisogni, per essere soddisfatti, hanno bisogno di una leva imprescindibile che è la motivazione.

La parola motivazione deriva dal latino motus che significa movimento, dirigersi verso qualcosa di desiderato.

Se dovessimo pensare alla parola motivazione, probabilmente ci verrebbero in mente parole quali: volontà, cambiamento, determinazione, obiettivo.

Ebbene, avere degli obiettivi chiari e precisi da voler raggiungere, aiutano il singolo nella propria realizzazione, sia di vita privata che professionale.

Motivazione e apprendimento

All’interno del processo di apprendimento, fermo restando l’importante e imprescindibile ruolo del formatore, attenzione vuole essere posta sul ruolo del discente, ovvero del fruitore della formazione stessa.

Oltre all’ importanza di quella che è la padronanza dei contenuti e della relativa progettazione che ne consegue, in termini di erogazione dell’attività formativa, il formatore per l’appunto, ha il dovere di dare importanza e quindi “spazio” a quelle che sono le competenze emotive, metacognitive ed interpersonali, che l’allievo dovrà essere in grado di acquisire e padroneggiare, ai fini di un apprendimento duraturo ed efficace.

Pensare che l’inclinazione nel voler apprendere sia insita in ciascuno di noi è giusto, ma nella misura in cui il soggetto sia consapevole di come tale inclinazione agisca e mobiliti le sue azioni.

Alla base della volontà di apprendere, vi è la motivazione.

La motivazione nell’apprendimento può essere di due tipi:

  • motivazione estrinseca intesa come utilizzo di voti, giudizi, ai fini di stimolare il voler apprendere.
  • motivazione intrinseca, intesa come la volontà di apprendere per puro interesse, curiosità e voglia di imparare.

La difficoltà sta proprio nel saper progettare la formazione, in linea con il secondo tipo di motivazione: un processo di gran lunga più complesso ma sicuramente più soddisfacente per gli attori coinvolti.

Modelli teorici a confronto

Howard Gardner sosteneva come, tutti noi, possediamo sette tipi di intelligenze:

  • intelligenza logico-matematica
  • intelligenza linguistica
  • intelligenza musicale
  • intelligenza spaziale
  • intelligenza corporeo-cinestetica
  • intelligenza interpersonale
  • intelligenza intrapersonale

Alle quali poi si sono andate ad aggiungere: l’intelligenza naturalistica ed esistenziale.

Nella consapevolezza che tali intelligenze sussistano, la difficoltà sta proprio nel riuscir a far “collaborare”, alcune di esse, durante l’intero processo di apprendimento.

In virtù dell’obiettivo di porre il discente come parte attiva del processo di apprendimento, partendo da una motivazione di tipo intrinseca, il primo modello teorico da non tener in considerazione è quello di stampo comportamentista; secondo questo modello, l’apprendimento viene “condizionato” dall’ambiente esterno.

Nell’apprendimento di stampo costruttivista il soggetto è invece costruttore attivo della realtà.

Quest’ultimo modello quindi, sembrerebbe quello più idoneo ai fini di un apprendimento attivo, collaborativo ed efficace.

Motivazione e formazione On The Job

Nella vita personale e professionale di ognuno di noi, l’empatia, come anche il problem-solving, sono oramai divenute competenze trasversali imprescindibili ai fini di raggiungere il successo.

Educare alla motivazione, formare il singolo ad essa, è un processo assai complesso.

Senza motivazione, senza spirito di iniziativa, anche la formazione erogata sul posto di lavoro, rischierebbe di diventare asettica e priva di efficacia.

Se invece, prima di cominciare a fare formazione, si pensasse a preparare i singoli utenti, nella chiara comprensione di quello che sarà l’obiettivo finale da voler raggiungere, oltre ad ottenere migliori risultati in termini di acquisizione di competenze e conoscenze, si avrebbe la possibilità di far sentire il singolo, parte attiva del processo di crescita e cambiamento, dell’organizzazione di cui fa parte.

Le soft skills sono quindi quell’impalcatura pregnante di un processo di apprendimento ben riuscito.

Motivazione: un ponte tra metacognizione ed autoefficacia

Alla base del processo motivazionale dell’apprendimento, vi è però un altro importante elemento da non sottovalutare: la metacognizione.

Secondo molti, la metacognizione è la presa di coscienza dei propri processi cognitivi ed emotivi.

Apparentemente può sembrare qualcosa di semplice da fare ma, in realtà, richiede tanto esercizio e tanta conoscenza di sé.

Quando invece parliamo di autoefficacia facciamo riferimento a quella capacità identificabile quasi come introspettiva, la quale implica l’abilità di autoregolarsi dinnanzi ad un compito che si sta portando o si è già portato a termine.

Tale competenza, grazie alla motivazione che funge da “ponte”, si ʺsposaʺ bene con la metacognizione.

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