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La formazione aziendale dal punto di vista dei suoi attori: l’imprenditore
La formazione aziendale è considerata una delle leve strategiche fondamentali per lo sviluppo di un’azienda: ma quale formazione, ed in che modo deve essere progettata ed organizzata perché sia davvero efficace e contribuisca al successo di un’impresa?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto riflettere su chi siano gli attori protagonisti del processo formativo aziendale. I dipendenti che partecipano ai corsi? I formatori? Gli enti di formazione che si occupano dell’organizzazione e in molti casi della ricerca di finanziamenti per la formazione e l’abbattimento dei costi? Sicuramente questi, i dipendenti in primis, sono attori strategici dai quali non si può prescindere.
Ma prima di tutti loro, se ci pensiamo bene, il vero protagonista è l’imprenditore. È lui che conosce meglio di tutti la propria realtà aziendale, perché l’ha fondata e sviluppata rischiando in prima persona e credendoci fino in fondo. È lui che nel tempo ha scelto le risorse da inserire, gli investimenti da fare, i mercati da esplorare, i prodotti da proporre e le innovazioni da implementare. Per tutti questi motivi è dall’imprenditore che bisogna partire per fare in modo che i processi formativi siano efficaci e funzionali e gli effetti siano duraturi.
L’imprenditore e la formazione aziendale
Molti imprenditori sono letteralmente refrattari al tema della formazione, un po’ perché la associano ad adempimenti obbligatori (ad esempio riguardo al tema della sicurezza sul lavoro o della formazione degli apprendisti), un po’ perché non sono abituati a considerarla un elemento di sviluppo efficace. In alcuni casi la considerano letteralmente un costo, senza riuscire a vederne i benefici in termini di Return On Investment.
Semplicemente non l’hanno mai fatto.
Per questo, quando si trovano a pianificare le azioni strategiche nel medio e lungo periodo, sono più propensi a ragionare, ad esempio, sull’acquisto di un nuovo macchinario, sul lancio di un nuovo prodotto o sull’esplorazione di un nuovo segmento di mercato, invece che pensare a quale sia il percorso formativo più funzionale al fine del raggiungimento degli obiettivi aziendali.
La formazione efficace
Un processo formativo efficace è quello che, integrandosi in modo armonico nella strategia di sviluppo aziendale, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di breve, medio e lungo periodo. Sia che si tratti di formazione tecnica, ad esempio inerente l’utilizzo di un nuovo macchinario, di formazione obbligatoria, come gli adempimenti in tema di sicurezza sul lavoro o che sia legata allo sviluppo di competenze ed abilità trasversali, come imparare una lingua straniera per poter esplorare nuovi mercati, la prima domanda che bisogna porsi è: quali sono gli obiettivi strategici che questo percorso formativo contribuirà a raggiungere?
Perché avvenga questa integrazione tra obiettivi strategici e processi formativi, è necessario che l’imprenditore, prima di tutti gli altri, creda fortemente nell’importanza di questa leva, che contribuisca a progettarla e che trasmetta ai suoi dipendenti il valore di questi momenti formativi, sia per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, sia per una crescita professionale personale.
Sì, personale: perché la formazione è un processo che, quando fatto bene, cambia le persone, rendendole maggiormente consapevoli di sé e dei propri punti di forza e di debolezza, migliorandole ed aiutandole ad acquisire competenze nuove, professionalizzanti e qualificanti.
Proprio su questo punto alcuni imprenditori sono restii quando si parla loro di formazione, per il timore che i propri dipendenti, divenuti maggiormente qualificati, possano cercare un nuovo posto di lavoro, vanificando gli sforzi fatti ed i costi sostenuti. A questi imprenditori bisogna dire che queste persone se ne sarebbero andate comunque! La formazione aziendale è una leva motivazionale, stimola il senso di appartenenza e valorizza le risorse: non è e non sarà mai un motivo per cambiare azienda.
L’imprenditore al centro: l’analisi dei fabbisogni formativi e la progettazione delle azioni
La prima fase del processo formativo è l’analisi dei fabbisogni, momento delicato che determinerà il successo o l’insuccesso dell’intero percorso formativo.
L’analisi dei fabbisogni non consiste nella mera scelta di un titolo da un catalogo formativo, ma è il momento in cui l’imprenditore deve parlare di sé, della propria azienda e degli obiettivi che vuole raggiungere, della sua vision futura: da questo disegno sarà possibile estrapolare i percorsi formativi necessari a coadiuvare i processi di sviluppo. Immaginate un imprenditore che voglia per la prima volta esplorare mercati esteri: da questo obiettivo di sviluppo nasceranno probabilmente percorsi di lingua straniera per la rete commerciale.
Ma andiamo oltre: una buona analisi dei fabbisogni in questo caso saprà anche evidenziare le eventuali esigenze in termini di acquisizione di nuove competenze degli altri reparti, quali, ad esempio, l’amministrazione e la produzione, che potranno tradursi in un corso sulle norme fiscali e doganali del mercato obiettivo, oppure sugli standard qualitativi dei prodotti in vigore nei paesi destinatari. È così che la formazione diviene integrata nel processo di sviluppo aziendale, colmando i gap esistenti tra la situazione attuale e quella ideale futura che l’imprenditore sta immaginando.
L’imprenditore al centro: l’erogazione della formazione
Ora che le azioni formative sono state pianificate possono partire. In aula ci sono i dipendenti destinatari ed i formatori.
L’imprenditore sembra non fare parte di questa fase del processo, può disinteressarsene? No! Il suo business dipende anche da questi momenti formativi che lui ha contribuito a progettare. Ma in che modo può fare la differenza? Attraverso un atteggiamento propositivo e positivo, motivando i propri dipendenti a frequentare i corsi in modo proattivo, dicendo loro chiaramente che crede nell’importanza di quello che stanno facendo e nell’efficacia di questi momenti di aula. Prendendosi il tempo di parlare con loro per chiedere feedback sulla formazione, confrontandosi rispetto alle intuizioni che stanno nascendo, alle idee innovative che i temi trattati stanno generando in loro e a come queste potranno tradursi in azioni pratiche : questo è il momento in cui il ritorno dell’investimento in formazione può dare il massimo dei suoi risultati! Non è necessario dedicare ore ed ore a ciò: bastano anche pochi minuti, ma fatti nel modo giusto, con l’intenzione autentica di voler conoscere il punto di vista dei suoi dipendenti e di trasmettere il proprio.
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Sembrerà strano, ma questo vale anche per i corsi che l’imprenditore non ha scelto, ma, diciamo così, ha “subìto” perché obbligatori per legge. Immaginate un imprenditore che durante un corso di formazione in tema di sicurezza entri in aula lamentandosi del fatto che, invece di lavorare, i suoi dipendenti stiano perdendo tempo per uno “stupido corso”.
Il messaggio che sta trasmettendo in quel momento è duplice: da una parte dice che non è interessato alla loro salute e sicurezza, dall’altra che quel corso è una perdita di
tempo. Risultato? I dipendenti si sentiranno traditi da colui che dovrebbe occuparsi del loro benessere e della loro sicurezza e perderanno interesse per i temi trattati, saranno distratti, svogliati e demotivati. Tempo perso, anzi, controproducente.
Provate ora a pensare allo stesso imprenditore che decida di dedicare 5 minuti del proprio tempo per entrare in aula e dire qualcosa come: “Sono contento che stiate frequentando questo corso, perché tengo a voi e voglio che lavoriate in sicurezza. Spero che sfrutterete al meglio queste ore di formazione”. Riuscite ad immaginare quale effetto motivante può avere un atteggiamento di questo tipo? Ecco perché l’imprenditore è al centro anche nella fase di erogazione.
Il post-formazione
È frequente pensare che, una volta finito il corso di formazione in aula, tutto il processo abbia termine. Non è così. Gli effetti della formazione, se integrata nei processi aziendali, sono esponenziali ed aumentano con il trascorrere del tempo. Ciò a patto che gli attori in gioco siano proattivi nel fare propri i concetti acquisiti e nel metterli in pratica.
Ecco che di nuovo l’imprenditore diviene strategico perché, avendo chiari in mente gli obiettivi del processo formativo implementato e, a differenza dei formatori, essendo sempre presente in azienda, sarà strategico per il rinforzo dei concetti trasmessi, delle nuove procedure, delle innovazioni introdotte. Come può fare tutto ciò? Ad esempio stimolando nei propri dipendenti il confronto tra le procedure o le abitudini pre-formazione e quelle nate grazie al corso frequentato, oppure chiedendo direttamente a loro come si comporterebbero in una certa situazione alla luce di quanto appreso in aula.
Dando loro fiducia e facendoli sentire parte integrante della sua visione futura, facendo capire loro che le ore investite in aula saranno tanto più generative quanto più loro stessi saranno disposti a mettersi in gioco e a sperimentare in prima persona nuovi approcci, modi di fare, procedure.
Coadiuvando quindi quel processo virtuoso iniziato in aula e permettendo in questo modo ai semi piantati di germogliare e dare i propri frutti.
Da più di vent’anni mi occupo di formazione e sviluppo delle risorse umane, sia
in ambito aziendale, sia presso gli enti di formazione con i quali nel tempo ho
collaborato. Dal 2018 sono Coach Professionista ed affianco imprenditori e
soggetti privati in momenti particolari della propria vita. Il mio metodo è incentrato
sull’accompagnare le persone, nella relazione di coaching, attraverso lo
sviluppo della consapevolezza, autodeterminazione, responsabilità,
eudaimonia, al fine del raggiungimento dei loro obiettivi.