Scopriamo PubliCV, la startup per curriculum gratis e open source
In questi mesi i temi del lavoro e della disoccupazione sono sempre più caldi: sia per le conseguenze negative dell’emergenza sanitaria causata dal covid-19, sia perché è nato un dibattito volto a riformare molte dinamiche legate al modo di lavorare o di assumere i dipendenti.
La situazione attuale è gravissima, come emerge dalle recenti analisi condotte dall’Istat, la crisi ha fatto registrare un marcato aumento della disoccupazione: il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni è calato al 57,9%, mentre sale al 38,1% quello delle persone inattive nella stessa fascia di età, ovvero coloro che non sono occupati e che non cercanooccupazione. In questo clima la ricerca del lavoro è ancora più ardua, eppure qualcosa si muove, sia per contrastare la crisi, sia per prepararsi per il futuro. Prova ne è un esempio lampante è l’adozione dello smartworking o del telelavoro da parte di molte aziende, che cercano di trarre vantaggio da un periodo in cui tutti siamo staticostretti a un uso massiccio dei mezzi digitali.
Se da un lato è vero che molte imprese hanno bloccato temporaneamente le assunzioni, è vero anche che altre hanno iniziato a offrire nuovi posti di lavoro da remoto.
Anche il processo per la selezione del personale ha beneficiato dei mezzi digitali: la nuova tendenza è quella di fare molti più colloqui tramite videochiamate o videoconferenze, con Skype, Zoom o Whereby.
In questo periodo sono anche nate delle nuove startup innovative con l’obiettivo di aiutare le persone nella ricerca del lavoro e le aziende a trovare personale qualificato. Tra queste spicca PubliCV, lanciata nella data simbolica del 1° Maggio 2020.
Ne parliamo con Duccio Armenise, ideatore del progetto e CEO di Corsidia, che ci spiega come la sua idea promette di rivoluzionare il mercato del lavoro e il concetto stesso di Curriculum Vitae Digitale.
Duccio, con tutti gli strumenti che già esistono per cercare lavoro e lavoratori, c’era bisogno dell’ennesimo database di candidati?
Dell’ennesimo database chiuso no di certo, ma del primo database di CV aperto penso proprio di sì!
Qual è la differenza all’atto pratico?
La differenza è che il tuo CV, invece di finire nel cassetto di qualcuno, sarà visibile a tutti quelli che cercano un candidato come te. Il problema di tanti servizi chiusi è che si fanno pagare per la sola consultazione dei candidati, prima ancora di sapere se ce ne sia qualcuno di interessante per te.
Questo modello ‘chiuso’ toglie opportunità alle PMI che cercano lavoratori, ma soprattutto ai candidati, perché chi possiede un database chiuso trae profitto – anche – dal tenere i loro CV “sotto chiave”.
Su PubliCV puoi creare facilmente un CV digitale che diventa subito il tuo sito di presentazione professionale. In questo modo, entro i ragionevoli limiti di privacy, il tuo CV è veramente pubblico e chiunque sia interessato a contattarti può farlo, gratis.
Riguardo al vostro modello di business, se non fate pagare per la consultazione e non fate pagare per il contatto, come pensate mantenere in piedi il progetto?
Per risponderti devo fare una breve premessa, perché è necessario conoscere le funzionalità principali o “core” di PubliCV, che sono tutte gratuite:
- Per chi cerca lavoro è un modo semplice per creare un Curriculum Vitae Digitale, che può essere pubblicato online e/o esportato in formato PDF;
- Per chi cerca invece dei lavoratori è un motore di ricerca dei candidati consultabile da tutti;
- Chi si occupa della selezione del personale può contattare il candidato attraverso un form.
Questa possibilità servizio rivoluziona il mondo della ricerca del lavoro, per questo abbiamo costruito il nostro modello di business intorno a queste funzionalità. Lo spiego con un esempio: che succede se in PubliCV si fa una ricerca del tipo “operaio tornitore vicino a Milano” e si ottengono centinaia di risultati?
Se li si vuole contattare uno per uno è possibile farlo gratuitamente, se invece si vuole inviare un messaggio a più utenti simultaneamente si pagherà una tariffa ragionevole, in modo da entrare in contatto più rapidamente con tutti coloro che rispondono ai requisiti di ricerca.
È importante sottolineare che in questo caso la tariffa funge anche da filtro anti-spam, perché fa sì che i candidati ricevano solo le richieste da chi è veramente interessato a offrire loro un lavoro.
Sembra che ci siano dei punti di contatto con LinkedIn.
In effetti LinkedIn funziona molto bene per alcune categorie professionali, soprattutto per i cosiddetti “colletti bianchi”, ma hai mai provato a cercare un operaio tornitore su LinkedIn? Trovi i profili di persone che fanno “Tornitore” di cognome.
Oltre a questo problema di target del database di LinkedIn c’è un’altra questione: un candidato che cerca lavoro dovrebbe redigere un CV per ogni tipologia di impiego per il quale si candida, cosa che con LinkedIn non è possibile, perché al massimo può avere versioni differenti della stessa pagina personale dell’utente in base alla lingua, ma non in base al ruolo.
Un operaio specializzato, per esempio, mentre aspetta l’occasione ideale per lui, potrebbe candidarsi anche per altri lavori temporanei, anche solo per sbarcare il lunario: cameriere, barman, aiuto cuoco, muratore, etc.
Stesso discorso per chi lavora nel digitale:un social media manager a inizio carriera può voler cercare lavoro anche come copywriter, per cui avrà bisogno di due CV diversi per proporsi alle aziende in modo efficace. Ogni persona ha un bagaglio di esperienze e di formazione diverso che deve valorizzare al meglio per trovare lavoro.
E questo è proprio quello che succede quando disoccupati e inoccupati si rivolgono alle Agenzie o alle Associazioni che li aiutano a trovare lavoro. Tutte dicono loro la stessa cosa: “dobbiamo rifare il tuo CV”. Se tutti pretendono di riscrivere il tuo profilo professionale è finita. Su PubliCV invece puoi avere tutti i CV digitali che vuoi e alla fine vince il migliore. E tu con lui.
È interessante quello che hai detto sulle Agenzie, in effetti è vero che ciascuna di esse ti fa compilare il proprio modello di CV, ma lo fanno perché a loro conviene avere il candidato all’interno dei propri sistemi per poi aiutarlo a trovare lavoro. Perché dovrebbero utilizzare un sistema aperto?
Le Agenzie molto grandi fanno bene a farsi concorrenza tra loro, ma le medie-piccole hanno tutte un problema: mantenere aggiornato il proprio database. Questo perché i candidati non possono passare le loro giornate a rispondere a email martellanti del tipo “Stai ancora cercando? Sei ancora disponibile? Vuoi aggiornare il tuo CV?”. Con il tempo questi messaggi perdono di forza persuasiva e gli utenti finiscono per ignorarli.
Se invece i CV sono in formato digitale e su un sistema centralizzato, gli utenti riceveranno pochissimi e validi messaggi, rispondendo alle richieste e aggiornando il CV più facilmente. Alle persone che cercano lavoro serve un punto di riferimento, e questo non può essere il CV in un database chiuso, ma solo un profilo pubblico accessibile a chiunque voglia offrire un lavoro.
Si tratta di un nuovo standard per il Curriculum Vitae digitale, perché ti permette di creare un profilo pubblico che ti invoglia ancora di più a tenerlo aggiornato e dal quale puoi accettare collegamenti, tramite API, a tutte le aziende che vuoi.
Sempre attraverso delle API le Agenzie possono utilizzare il database aperto di publiCV, come se fosse il loro, perché potranno consultare i profili dei candidati a loro collegati come se fossero nel loro database.
Mi metto nei panni dell’Agenzia, ma se poi mi rubano il candidato?
Te lo rubano lo stesso il candidato, soprattutto se è un ottimo candidato.In genere nessuno ha mai un CV presente solo sul tuo database, perché per trovare lavoro è normale contattare più agenzie. E questo lo sanno soprattutto i candidati più motivati, i migliori.
C’è anche un altro problema: se trova lavoro con un’altra agenzia, non lo saprai. Quando avrai un’offerta giusta per lui proverai a contattarlo più e più volte, inutilmente.
Pensa a quanto tempo si spreca nel contattare persone non più interessate. Non è meglio concentrarsi subito su quelli che stanno ancora cercando lavoro?
Indubbiamente! Ma com’è nata l’idea di PubliCV?
Nel 2018, con un altro progetto sempre dedicato ai disoccupati, ci aggiudicammo il bando del Comune di Milano “FABRIQ QUARTO – INNOVAZIONI DI QUARTIERE”. Grazie a questa opportunità passammo buona parte del 2019 a lavorare a stretto contatto con le persone che cercavano lavoro, è lì che mi sono reso conto di quali fossero le loro reali difficoltà e le vere problematiche del settore.
Su Corsidia, ogni giorno, riceviamo già le visite di migliaia di disoccupati che cercano corsi di formazione. In un anno, sono già milioni.
È chiaro che l’obiettivo della formazione professionale sia la professione, non la formazione.
Per questo motivo il nostro servizio ci è sembrato incompleto: aiutavamo già i nostri utenti a trovare i migliori corsi di formazione ma, a corso terminato, non potevamo più aiutarli. perché non aiutavamo molti dei nostri utenti a raggiungere il loro vero obiettivo, ovvero trovare un impiego.
Invece con PubliCV adesso possiamo farlo, dando loro la vetrina perfetta per mettere in mostra le proprie esperienze e farsi contattare direttamente dalle aziende.
Visitando il sito si nota subito che si tratta di un progetto open source, perché questa scelta?
Un po’ per vocazione e un po’ per praticità. Se uno strumento nasce per far parte della vita di tante persone, è utile che ciascuno possa guardare cosa c’è dietro le quinte. Ricorsi la polemica scatenata – giustamente – dagli esperti di informatica sulla sicurezza e la privacy dell’App “Immuni”? Si è spenta immediatamente con l’annuncio che il progetto sarebbe diventato open source.
Oltre a questo, volevamo dare la possibilità di contribuire a tutti coloro che lo desiderano. Nella repository è possibile perfino leggere le conversazioni fra noi programmatori impegnati con lo sviluppo. Anche chi non è un programmatore può già contribuire, per esempio segnalando bug e suggerendo funzionalità da migliorare o da aggiungere.
Le Aziende più strutturate possono contribuire suggerendo le specifiche tecniche degli standard che vorrebbero utilizzare, cominciando dal collegamento fra PubliCV e i loro database proprietari.
Infine, il fatto che sia open source è anche una garanzia del fatto che il progetto non cambi direzione nel tempo. In particolare è garanzia del fatto che non diventi un sistema chiuso e/o a pagamento.
Non c’è il rischio che le piattaforme “closed” attingano da PubliCV senza darvi niente in cambio?
Spero che succeda! Il giorno che si spargerà la voce che se crei un profilo su PubliCV sei automaticamente anche dentro i database di Adecco, Gi-Group, Manpower, Randstad, Umana e compagnia bella… avremo cambiato il mondo!
Comunque, dal punto di vista tecnico, per attingere ai dati hanno solo due possibilità: rispettare i termini del servizio, oppure mettere qualche malcapitato stagista a contattare milioni di candidati uno a uno. Io penso che i colossi che lavorano nel settore HR sappiano fare bene i loro conti, oltre che riconoscere un’opportunità, quando esiste.
Uno di loro ha già mostrato interesse, mandando una propria risorsa a incontrarmi già lo scorso anno. Da quell’incontro ho capito che l’esigenza di un database condiviso la sentono anche loro, solo che non può essere uno di loro a realizzarlo, altrimenti gli altri non lo utilizzerebbero!
Al momento però ci sono pochissimi CV inseriti, come pensate di arrivare a un milione di utenti?
Il progetto è stato lanciato il 1° Maggio per un motivo fortemente simbolico, ma è vero che, attualmente, è ancora un prototipo. Come si dice nel gergo delle startup, è un “Minimum Viable Product”. Presto lo collegheremo con Corsidia, dove possiamo già contare su dei bei numeri. E soprattutto stiamo aprendo a investitori e partner: penso agli Enti di Formazione, alle Agenzie per il lavoro, Associazioni e gli altri Enti dedicati al lavoro che vogliano aiutarci a costruire lo strumento del quale sentono il bisogno.
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