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Cos’è una carriera multipla e quali sono le caratteristiche degli slasher?
In realtà non so quanto quello che stiamo per raccontarvi sia una pratica diffusa, fatto sta che mi è capitato tra le mani questo libro: One Person / Multiple Careers, di Marci Alboher.
Il libro, molto piacevole (ma non mi risulta ci sia ancora una traduzione in italiano), racconta un nuovo trend lavorativo che l’autrice ha riscontrato negli Stati Uniti, ma che pare sia molto diffuso anche in Francia, ovvero lavoratori che portano avanti diverse “carriere” professionali in uno stesso momento.
In pratica, sintentizzando… avere più di un lavoro. Questo non, come si potrebbe pensare, spinti dalla necessità economica o cause di forza maggiore, quanto da una reale scelta consapevole. Perchè? Ora andremo ad approfondire le motivazioni, raccontando quello che l’autrice ha scoperto e che lei stessa sta portando avanti nella sua vita.
Gli Slasher: il fascino delle carriere multiple
Chi sono gli slasher? Con questo nome l’autrice identifica quei lavoratori che invece di dedicare il 100% delle proprie energie ad un lavoro unico, si suddividono in 2 (o più) carriere professionali.
Di mattina impiegati, di pomeriggio artigiani. Ad esempio. Un po’ consulenti aziendali, un po’ videomaker. Per fare un altro esempio.
Insomma, per certi versi il contrario di quello che normalmente siamo portati a considerare il modo migliore di portare avanti un lavoro. Gli esempi del libro sono gustosissimi: avvocati che fanno anche gli psicologi oppure agenti immobiliari che sono anche maestri di flauto. Effettivamente la domanda che sorge spontanea leggendo questo libro è: perchè no?
Secondo l’autrice impostare la propria carriera in questo modo permette di moltiplicare i vantaggi. Ad esempio riuscendo a sviluppare nuovi progetti, con la sicurezza di avere la base di un lavoro stabile. In questo senso appare ottimale l’equilibrio che si crea tra avere un lavoro da dipendente a cui aggiungere un percorso autonomo per seguire le proprie passioni. Attenzione, non si tratta di avere un hobby. Le persone raccontate in questo libro svolgono realmente più lavori. Semplicemente hanno trovato una combinazione che mette insieme lavori anche molto diversi tra loro.
Così, capitolo dopo capitolo, l’autrice sfata alcuni miti o cose che diamo per scontate. Come l’idea che chi rallenta una parte della propria carriera oppure non lavora molto in un ambito sia per mancanza di competenze. Non è così. Chi ha molte competenze può anche decidere di scegliere quanto tempo dedicare al proprio lavoro, e quanto utilizzarne per far spazio ad altre passioni/professioni.
Le carriere multiple in Italia
Non ci risultano statistiche che possano darci una mano ad interpretare se questo fenomeno degli Slasher è presente anche in Italia. Tra l’altro nel nostro paese questo termine si associa più facilmente alla community creata da Marco Montemagno (che si chiama Slashers). In ogni caso il concetto stesso di carriere multiple in Italia forse dovrà attendere ancora un po’. Tutto ciò che è smart e legato all’efficienza, necessita di tempo nel nostro paese, vista anche le difficoltà che ha la generazione più “moderna”, quella dei freelance/partite iva.
Modelli di carriera slash
Cogliere le opportunità quando emergono, permette di creare alcune sinergie tra una carriera e l’altra. L’autrice codifica alcuni modelli tipici di suddivisione della carriera. Il primo è il modello soldi/passione, quando ad una professione che permette di “portare a casa la pagnotta” si affianca un lavoro che… è più una passione. In questo modo si possono intraprendere avventure lavorative magari non – immeditamente – remunerative ma che hanno un ruolo importante nel bilancio work/life.
Un altro modello tipico è quello cervello sinistro/destro, ovvero affiancare carriere lavorative che necessitano di regole stringenti ad altre più creative. Un esempio di questo potrebbe essere dedicarsi per parte della giornata ad un lavoro impiegatizio e poi avere anche una attività di clown per bambini 🙂 Simile a questa idea anche quella che mette insieme mente/corpo, ad esempio con lavori più fisici ed altri più mentali.
Infine l’autrice approfondisce il tema della diffusione di conoscenza, con azioni come scrivere, insegnare e/o fare consulenze. Un aspetto importante che emerge in questo libro e che è rilevante per le tematiche di Canale Formazione è proprio il tema della formazione. Secondo l’autrice infatti, le attività di formazione (intesa anche in senso lato come fare lo speaker ad eventi, etc) diventa una reale possibilità di integrare il proprio lavoro. Diventare formatore nelle materie in cui si è competenti, permette di “spezzare” la routine quotidiana e al tempo stesso rappresentare un ulteriore introito. Inoltre, aiuta a rafforzare tutte le altre azioni di personal branding generando autorevolezza.
Insomma, un libro certamente sfidante perchè va contro molti stereotipi del lavoro e fa riflettere su sostenibilità e futuro del lavoro!
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